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Con un comunicato stampa emesso il 7 maggio, la Iren S.p.A. ha informato il mercato che:
“Il Consiglio di Amministrazione di Iren si è riunito oggi d’urgenza, in via straordinaria, in seguito alla diffusione di notizie di stampa relative a un’ordinanza di misure cautelari disposta nei confronti dell’Amministratore Delegato Paolo Signorini dall’Autorità Giudiziaria di Genova.”
Il CdA, nel prendere atto dell’oggettiva impossibilità temporanea da parte dell’Amministratore Delegato di esercitare le proprie deleghe e con l’obiettivo di assicurare stabilità e continuità alla gestione aziendale, ha attivato quanto previsto dal Contingency Plan interno al Gruppo e ha deliberato di revocare temporaneamente le deleghe all’AD, assegnandole agli altri due Organi Delegati.
Se il da un lato il merito è sicuramente ineccepibile, il wording lascia un po’ a desiderare. Nel comunicato si precisa infatti che:“in seguito alla diffusione di notizie di stampa relative a un’ordinanza di misure cautelari disposta nei confronti dell’Amministratore Delegato Paolo Signorini dall’Autorità Giudiziaria di Genova” si è giunti alla decisione della revoca.
Viene quindi da chiedersi: se la stampa non avesse diffuso la notizia Signorini avrebbe ancora le deleghe?
Ovviamente no, la decisione non deriva certamente dalla diffusione a mezzo stampa, ma dal fatto in sé, ossia dall’impossibilità temporanea da parte dell’Amministratore Delegato di esercitare lo le proprie deleghe. Anche lo smart working ha dei limiti!
Un altro aspetto che lascia molto perplessi è la scelta del Consiglio di tenere l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio, il cui avviso di convocazione è stato pubblicato lo stesso giorno della diffusione della notizia, in modalità “COVID” ossia permettendo la presenza dei soci solo ed esclusivamente tramite il rappresentante designato.
Mai come in questa situazione l’incontro e il giusto confronto con gli azionisti sarebbe doveroso. Se anche la decisione di avvalersi della facoltà di legge di tenerla in “modalità Covid” fosse stata presa prima della “diffusione della notizia” nulla impedirebbe al CdA di modificare la modalità di presenza, soprattutto considerando che i primi azionisti della società sono i comuni di Genova, Torino, Reggio Emilia e Parma.
Dubitiamo che ciò accada ed è un vero peccato, un’occasione persa per trasformare la tanto sventolata attenzione agli azionisti da semplici parole a fatti concreti!